Intorno alla metà del XI sec. con l’approvazione o comunque con il tacito consenso del Papa Leone IX, che occupò il soglio di Pietro dal 1049 al 1054, la potente famiglia Di Vico, Ufficiali Prefetti di Roma, fa costruire un castello su un’altura, un dirupo allora inaccessibile, per vigilare, specialmente con la sua torre d’oriente, sulla piana del Tevere, da dove si temevano attacchi offensivi. Questa famiglia, che aveva la sua residenza presso le acque del “lacus ciminius,” che da essa prenderà il nome ed è tuttora chiamato il “lago Di Vico,” teneva questo castello, per la sola funzione propriamente detta, (castello, dal latino castrellum, diminutivo di castrum, cioè accampamento militare), dunque un presidio! Intorno, isolati, esposti, vivevano accampati ai margini della intricata Selva Cimina, pastori e contadini; i quali per non subire il molesto passaggio delle legioni Romane e le scorribande di soldati, di potenti e prepotenti famiglie, quali gli stessi Di Vico, gli Orsini, gli Anguillara e i Colonna, avrebbero chiesto la protezione ai comandanti del castello e questi accordandola e permettendogli di costruire case di legno lungo il pendio dietro il castello, favorirono la costituzione di una vera e propria comunità. Non a caso le due vie più antiche del paese, si chiamano via Castello e via Di Porta Piagge, (da Piaggia, incrocio tra il latino plaga, regione, e il greco, plagìa, versante), luogo disposto in pendio. Nel 1154 il castello viene acquistato, insieme ad altri, da Adriano IV divenendo così patrimonio di S. Pietro.Il terreno ricco di acque, che scorrevano in ruscelli e si diramavano anche in una moltitudine di rivoli, favoriva la coltivazione della canapa e canapine si chiamavano genericamente tutti i terreni irrigui, adatti alla coltivazione di questo vegetale. Solo che, avendo qui lingue di terra assai sassose, a causa delle quali la canapa assumeva un bianco candido, da essere contesa su tutti i mercati e dalle nobildonne Romane, si incominciò a identificare illuogo come la canapina per eccellenza. Nel 1170 i viterbesi, vittoriosi su Ferento, Corneto e Orvieto, conquistano o si assicurano la dedizione di varie rocche e castelli, fra i quali il castello di Canapina; ancora quattro anni dopo, nel 1174 veniva comprovato a Viterbo dall’arcivescovo Cristiano di Magonza, Cancelliere Imperiale, il possesso dei vari castelli fra cui quello di Canapina; e Canapina si chiamò sicuramente fino al 1600, perché evidenziato in una mappa francese dell’epoca e negli affreschi, in cui Tarquinio Ligustri raffigurò nei lacunari del soffitto della Sala Regia del viterbese Palazzo dei Priori, i castelli su cui si estendeva la giurisdizione del comune di Viterbo. Fu una cattiva trascrizione, evidentemente, in qualche documento importante che mutò il nome, da Canapina in Canepina.